Come si è organizzata l’azienda per gli approvvigionamenti?
Ad oggi, nessuno può fare previsioni a lungo termine. Noi, per nostra filosofia, abbiamo sempre cercato di approvvigionare quantitativi di crudo, ragionando e calcolando le necessità per i mesi seguenti. Negli ultimi periodi, visto l’andamento in continua crescita, abbiamo cercato di approvvigionare qualcosa in più rispetto al passato. Per ora, questa scelta ci sta dando ragione, visto che i prezzi sono in continuo aumento, anche dopo il mese di agosto, quando la gelata in Brasile ha contribuito a far levitare ancora di più entrambe le Borse.
Quanto può incidere sulle quotazioni del caffè verde la normativa europea EUDR sulla deforestazione?
Forse qualche anno fa avrebbe inciso molto, ma oggi in considerazione degli aumenti delle quotazioni, sembra una cosa irrisoria, perché parliamo di circa 10/15 centesimi al chilo. Poi, va detto, colpirà soprattutto le torrefazioni più grandi che hanno questa scadenza a breve, dal 1° gennaio, mentre le piccole e medie hanno 6 mesi di tempo in più per organizzarsi, visto che la data stabilita per loro è il 1° luglio 2025. In ogni caso, dato il periodo, l’EUDR è l’ultimo dei nostri problemi, è sicuramente un’aggravante, ma meno impattante rispetto agli aumenti della materia prima e delle quotazioni in Borsa.
Come vivono questo momento i collaboratori lungo tutta l’attività aziendale?
Sicuramente sulla parte interna non ha una forte incidenza, mentre la parte commerciale è quella che ne soffre di più, perché ha il contatto diretto con la clientela. Quando si portano degli aumenti, non è mai semplice far recepire le cause. I media di informazione se ne sono occupati molto anche se, secondo il mio punto di vista, non l’hanno fatto in modo chiaro, parlando principalmente degli aumenti della materia prima, ma senza spiegare come questo si ribalta su tutta la filiera e, di conseguenza, anche sul consumatore, che sia al bar, alla macchinetta a cialde o al distributore automatico. È chiaro che poi quando il commerciale si presenta al cliente e dice che c’è un aumento dell’x per cento, nessuno gli salta addosso per la gioia, e sta al bravo commerciale farne capire le motivazioni. È un po’ un lavoro extra rispetto a quel-
lo che già fanno normalmente, ed è stressante perché devono farlo con una certa frequenza, visto i continui aumenti dei prezzi in acquisto e che noi dobbiamo necessariamente, anche se in parte, ribaltare sul cliente.
Per dare supporto ai nostri agenti, li abbiamo preparati con delle documentazioni giornalistiche, tipo fotocopie di giornali, che parlano e spiegano questi aumenti della materia prima. Invece, lato clientela, proponiamo qualche offerta extra, teniamo bloccato un prezzo sulla fornitura successiva, cercando di venire loro incontro, per non aggravarli subito di un eventuale ulteriore aumento.
Avete già portato aumenti di listino e prevedete di apportarne e come li state gestendo?
Negli ultimi 18 mesi abbiamo fatto due adeguamenti del monodose, dove c’è un’incidenza maggiore di Robusta rispetto all’Arabica, e ne è previsto un terzo entro un mese. Per quanto riguarda l’Arabica, dove gli aumenti sono stati un po’ più contenuti, sulla miscela bar abbiamo fatto un solo adeguamento di listino, ma ne prevediamo un secondo nel breve termine. Certo, non è mai troppo facile ritoccare i listini, anche alla luce delle speculazioni della concorrenza, per cui se sei uno dei primi ad aumentare, rischi poi di avere qualche riflesso sul venduto. Quindi, bisogna centellinare gli aumenti e farli con massima attenzione.
Claudio, qual è la tua visione per il futuro del caffè verde in grani?
Non è possibile fare previsioni. A volte faccio un parallelo con altre materie prime, come lo zucchero, che fino a due anni fa aumentava del 10% al mese e poi
negli ultimi 5-6 mesi ha avuto un drastico ridimensio namento delle quotazioni. E pure lì c’erano speculazioni, la guerra in Ucraina, ecc. Per quanto riguarda il caffè, chi fa questo mestiere da tanti anni sa che ci sono sempre stati alti e bassi, ma i super aumenti che abbiamo subito negli ultimi 12 mesi, erano decenni che non si verificavano. Quindi, prendendo come riferimento anche precedenti periodi, si può sperare in un ridimensionamento delle quotazioni, ma direi di non essere troppo ottimisti sul discorso prezzi.
Che ne pensi di questo allarme generale che prevede il costo della tazzina al bar a 2 euro?
Si è ipotizzato uno scenario non troppo lontano di un costo del caffè al bar che arriverebbe a 2 euro, ma credo che sia stato fatto passare un falso messaggio.Il barista sa fare bene i conti e sa che questo aumento della materia prima non può giustificare un costo tazzina a 2 euro. Parliamo di pochi centesimi di incidenza, che il bar può supportare o comunque far rientrare nei suoi costi, già rialzando il prezzo di soli 10 centesimi.
Se però una notizia del genere la mettiamo come titolone in prima pagina, non facciamo il bene del nostro settore, perché spaventiamo il consumatore, abituato a bere 5-6 caffè al giorno, soprattutto qua al meridione, e fa diventare l’espresso un piacere da consumare soltanto quando è necessario.
Sarebbe importante sensibilizzare i consumatori anche tramite gli organi di informazione, per far sentire la nostra voce come operatori del settore che non vogliono spaventare nessuno. Spiegare che sì, ci sono degli aumenti della materia prima, ma sicuramente la tazzina di caffè non arriverà a 2 euro, in modo da tranquillizzare un po’ tutti.